Questo articolo nasce da una riflessione personale che intreccia la mia esperienza clinica con l’interesse profondo per le dinamiche sensoriali e affettive che nutrono i legami tra donne.
In particolare, l’olfatto mi appare come un canale di comunicazione intima e dimenticata, capace di custodire memorie, evocare presenze e generare risonanze emotive sottili. Ho voluto esplorare, con rigore scientifico ma anche con uno sguardo curioso, interessato, come questo senso antico si intrecci alla costruzione dell’amicizia femminile e possa divenire anche strumento terapeutico e simbolico.
L’amicizia tra donne rappresenta un legame complesso, profondamente influenzato da dinamiche affettive, simboliche e corporee. In questo articolo si esplora il ruolo dell’olfatto nella costruzione e nel mantenimento della relazione amicale femminile, alla luce di evidenze psicologiche e neuroscientifiche.
Attraverso l’analisi di dati sperimentali, teorie della memoria olfattiva ed elementi di psicologia culturale, si delinea un quadro integrato del valore sensoriale dell’amicizia.
Nel tessuto relazionale femminile, le vie sensoriali giocano un ruolo fondamentale. Tra queste, l’olfatto emerge come canale privilegiato per la costruzione di connessioni intime e durature.
Seppur spesso relegato a un ruolo marginale nella vita moderna, l’olfatto conserva una funzione arcaica e potentemente affettiva, in grado di evocare memorie, suscitare emozioni e creare senso di appartenenza.
Numerose ricerche dimostrano come l’olfatto sia implicato nel riconoscimento sociale non verbale.
Wyatt (2015) osserva che l’odore corporeo umano contiene marcatori identitari unici, simili a una “firma olfattiva”.
Le donne, in particolare, mostrano una maggiore sensibilità olfattiva (Doty et al., 1985) e una capacità più acuta di discriminare tra odori familiari e non.
Uno studio di Lundström e Jones-Gotman (2009) ha evidenziato che l’odore corporeo di persone familiari attiva maggiormente l’amigdala e l’ippocampo, aree cerebrali coinvolte nella memoria emozionale.
Questa risposta è risultata più marcata nei soggetti di sesso femminile.
Le amicizie femminili tendono a svilupparsi attraverso la condivisione di rituali quotidiani che producono una “memoria olfattiva intersoggettiva”: il profumo di una stanza, l’aroma del caffè condiviso, la fragranza di un balsamo.
Questi odori si depositano nella memoria implicita, diventando vettori di riconoscimento affettivo.
Herz e Engen (1996) hanno evidenziato come l’olfatto sia la modalità sensoriale più efficace nell’evocare memorie autobiografiche cariche di significato emotivo.
Lo scambio di abiti, creme o profumi tra amiche rappresenta una pratica diffusa, non priva di implicazioni simboliche. Questo scambio consente una forma di “rispecchiamento olfattivo”, ovvero la possibilità di sentire l’altra su di sé. In termini psicoanalitici, potremmo parlare di una introiezione simbolica che avviene attraverso il canale olfattivo, rinforzando i legami di identificazione reciproca. Secondo (Chasseguet-Smirgel, 1984), tali dinamiche rientrano nella funzione immaginativa dell’Io ideale, che si costituisce anche attraverso l’assorbimento affettivo e sensoriale dell’altro.
L’olfatto, in questo senso, diventa un veicolo primario di fusione identificatoria, legato a fantasie di incorporazione e continuità narcisistica.
Nell’amicizia femminile, questa dimensione si manifesta come un desiderio di prossimità affettiva che può includere anche la condivisione profonda degli odori corporei e simbolici, rinforzando la coesione e la complicità del legame.
Dagli studi di neuroimaging emerge una chiara correlazione tra attivazione olfattiva e attaccamento sociale.
Uno studio di Prehn-Kristensen et al. (2009) ha rilevato una maggiore attivazione della corteccia orbitofrontale e della corteccia cingolata anteriore nelle donne esposte all’odore di amiche rispetto a quello di sconosciute. Tali regioni sono coinvolte nell’elaborazione del piacere e del senso di sicurezza.
L’olfatto può fungere da “ancora psichica” nelle fasi di separazione, lutto o difficoltà emotive.
Un profumo donato o scelto insieme può evocare la presenza dell’amica anche in sua assenza, diventando un oggetto transizionale nel senso winnicottiano del termine (Winnicott, 1953).
In alcune pratiche psicoterapeutiche olfattive, si fa uso di fragranze legate alla memoria di relazioni significative per accedere a stati emotivi profondi e facilitare la verbalizzazione.
L’olfatto, spesso trascurato, si rivela un sensore cruciale nella tessitura dei legami amicali femminili. La sua funzione non è soltanto sensoriale ma profondamente simbolica, mnestica e affettiva. In un’epoca dominata dalla parola e dall’immagine, riscoprire il valore dell’olfatto nella relazione potrebbe offrire nuovi spunti nella clinica psicologica e nella promozione della salute relazionale.
In chiusura, sento il desiderio di ricordare che ogni relazione di amicizia tra donne custodisce una narrazione olfattiva unica e irripetibile.
Ogni fragranza condivisa, ogni scia lasciata da un incontro, ogni profumo che riaffiora nei momenti di solitudine rappresentano tracce di un legame che si annida nella memoria emotiva e nel corpo. Come psicoterapeuta e come donna, credo nel valore trasformativo di questi segnali invisibili. Sono convinta che riportare l’olfatto al centro dell’esperienza relazionale sia non solo un gesto di restituzione alla nostra umanità sensibile, ma anche un atto di cura.
Bibliografia essenziale
- Chasseguet-Smirgel, J. (1984). Creatività e perversione. Roma: Borla.
- Doty, R. L., et al. (1985). Sex differences in odor identification ability: a cross-cultural analysis. Neuropsychologia, 23(5), 667-672.
- Herz, R. S., & Engen, T. (1996). Odor memory: Review and analysis. Psychonomic Bulletin & Review, 3(3), 300-313.
- Lundström, J. N., & Jones-Gotman, M. (2009). Romantic love modulates women’s identification of men’s body odor. Hormones and Behavior, 55(3), 280-284.
- Prehn-Kristensen, A., et al. (2009). Induction of empathy by the smell of anxiety. PLoS ONE, 4(6), e5987.
- Winnicott, D. W. (1953). Transitional objects and transitional phenomena. International Journal of Psychoanalysis, 34, 89-97.
- Wyatt, T. D. (2015). Pheromones and animal behavior: Chemical signals and signatures. Cambridge University Press.