Ettore Sottsass ha scritto che Eros è anche “il profumo di un tiglio prima dell’estate”. Ecco, io sono in giardino in
presenza di un tiglio generoso il cui profumo mi arriva così insolitamente intenso.
Non so se questo sia per me un momento erotico, sicuramente non nell’accezione comune, ma è un movimento
di ispirazione quello che parte da quel tiglio e raggiunge il mio cervello insieme agli scritti di Sottsass.
Ettore Sottsass (Innsbruck, 1917 – Milano, 2007) è stato un geniale architetto italiano che, a capo di un gruppo
di designer milanesi (d’adozione) , ha fondato il Controdesign, Movimento Culturale nato ufficialmente l’11
dicembre del 1980.
La definizione di Controdesign l’ha data lo stesso Sottsass. Nel catalogo della mostra allestita nel 1983 al
Philadelphia Museum of Art, intitolata “Design since 1945” egli scrive:
“Il cosiddetto movimento del Contro Design sostiene l’idea che il design non finisce con l’oggetto messo in
produzione dall’industria, ma inizia quando entra nelle nostre case, nelle nostre strade, città, cieli, corpi, anime. Il
design inizia quando diventa rappresentazione visiva, fisica, sensoriale della metafora esistenziale sulla quale
fondiamo le nostre vite”.
Nella sua visione, che era verosimilmente una forma mentale, prima dell’oggetto, sedia, mobile, c’era un lavoro
sottile e laterale di pensiero. Un lavoro immateriale, intangibile. Incessante.
E solo dopo l’oggetto diventava design ovvero quando entrava nelle vite di altre cose e persone.
Sottsass è stato, anzi, è un intellettuale di profondità e spessore, irriverente e sagace, innovatore instancabile.
Un visionario. Che forse non ha avuto il pieno riconoscimento che gli sarebbe spettato.
Mentre leggo questo breve capitolo CHI HA PAURA DEL MERKATO , penso che le sue riflessioni sul design
siano più che mai attuali ed estensibili anche ad altri mercati, come a quello del profumo per esempio, giusto
per rimanere in tema.
“… Se si parla di design (all’americana, la forma finale di qualcosa che sia prodotto industrialmente) … il
progetto deve prevedere anzitutto che in qualche modo il prodotto sia utile, che serva, poi che si possa usare,
cioè, come si dice da una novantina d’anni, che sia “funzionale”, poi che si possa produrre con le macchine, poi
che la produzione costi poco e alla fine che l’aspetto finale del prodotto risponda a quello che i competenti
chiamano “il gusto” , più o meno conosciuto, del pubblico. (In generale i competenti non sanno o fingono di non
sapere che “il gusto del pubblico” non è necessariamente, non sempre, “il gusto del pubblico”, ma quasi sempre
, se non sempre, è quel gusto al quale il pubblico è stato educato attraverso i mille allettamenti, bugie, promesse,
visioni, seduzioni che oggi vanno sotto il nome di informazione). Eccetera. Va tutto bene. No?
….. Si può anche pensare che un qualunque amplesso non necessariamente abbia per traguardo produzione di
un figlio ma possa avere per traguardo l’amplesso stesso.
…..Come si sa, è estremamente affascinante lasciarsi andare nel torrente misterioso dell’amplesso, in quello
strano spazio buio del progetto, cercare in quel buio lampeggi di epifanie, affacciarsi in paesaggi imprevisti,
ripercorrere eventi antichi dimenticati, dirigere la torcia su altri misteri, aprire porte e finestre su luci nuove.
… Il progetto può anche essere l’amplesso con tutte le domande senza risposta, con quella strana oscurità che
percorriamo ogni giorno”. (2002)
Ettore Sottsass, Di chi sono le case vuote, Adelphi Edizioni, 2021
Anche il “disegno” e la concezione di una fragranza costituiscono un progetto complesso. E se, come nella
maggioranza dei casi, non è una realtà indipendente a crearlo (e anche in questa circostanza le criticità e i
problemi non mancano), i passaggi che Sottsass descrive, sono, mutatis mutandis, gli stessi.
Per un’azienda, arrivare al brief è già di per sé faticoso in termini di tempi, di sforzi, di investimenti. E subito, dal
brief, si riparte. Il lavoro tecnico e di creazione inizia proprio da esso a partire dalle policy al suo interno.
Il profumiere incaricato fa un lavoro in solitaria cercando la quadratura del cerchio, fra le richieste da soddisfare e
la propria creatività. Un vero e proprio esercizio funambolico.
Ettore Sottsass si trovava esattamente nella posizione dei creatori di fragranze. Reclamava una voce, un
pensiero che fosse il suo, distinto e riconoscibile.
Anelava una libertà espressiva e creativa che si è potuto concedere attraverso il Controdesign.
Il profumo arriva nelle mani dell’acquirente dopo giri di giostra infinitamente lunghi, onerosi e stancanti. A tutti i livelli.
E non è sempre detto che tutto ciò che è stato messo in atto sia un successo in termini commerciali.
Oggi più che mai.
Siamo in tempi di crisi, non solo economico-finanziaria.
C’è incertezza diffusa in ogni settore.
Tuttavia, questa è la cosa che più mi colpisce ogni volta, quando una persona si trova in un contesto riservato e
protetto, come quello di uno studio di psicoterapia, esce un pensiero critico assolutamente degno di nota.
Espresso correttamente o no, distruttivo o costruttivo, o entrambe le cose, che si appoggi su una solida cultura
personale o no, ad una situazione economica personale agiata o no, esso striscia fuori in modo repentino e
inaspettato.
Come se ci fossero movimenti tellurici non ancora evidenti eppure più che presenti.
Uno spirito critico e un desiderio di autodeterminazione ampiamente sottovalutato, ai quali io e i miei colleghi
assistiamo così spesso nel periodo post-Covid. E’ tutto estremamente interessante.
Tornando al mercato del profumo e a tutti gli attori in esso coinvolti:
ecco, io auguro loro molti amplessi, in senso figurato, ovviamente. Affinché si riesca a pensare a tutto il
processo in modo più libero, più creativo con al centro, finalmente, il “bel profumo”.
C’è una sensibilità estetica sempre più diffusa. Chi ama il profumo è pronto a questo. E noi esseri umani
abbiamo una innata tendenza (ma questo è un altro discorso) alla bellezza, all’armonia.
Perché, al di là dei criteri soggettivi di ciascuno, di piacevolezza estetica rispetto ad alcune fragranze e non ad
altre, ci saranno pure delle ragioni per cui alcuni profumi a distanza di decenni (o più) siano considerati delle
opere d’arte.
N’est-ce pas ?